Fare sistema, per fare scienza e costruire professionalità nell’Osteopatia. AISO è un tassello di tutto questo, sempre meno solitario e sempre più integrato con altri soggetti, l’ultimo arrivato dei quali è la Fondazione “Promozione Salute e Prevenzione” (PSP). Il nome ben esprime il perimetro naturale del lavoro degli osteopati, oggi riconosciuto anche dalle istituzioni con la definizione della figura professionale: la prevenzione. Proprio in questo solco si colloca e lavorerà la Fondazione, presieduta da Roberta Siliquini, già alla guida del Consiglio superiore di sanità, che tiene a ricordare come la nuova esperienza nasca su impulso dell’AISO.
Roberta Siliquini, presidente della Fondazione “Promozione Salute e Prevenzione”
Si è trattato del frutto quasi inevitabile di una “sincronia”, secondo Gina Barlafante, presidente dell’AISO, uno di quei “fenomeni secondo i quali scopriamo come quello che stavamo facendo sia già nell’intenzione di altri, e che i pezzi si possono combinare”. Il risultato – la costituzione e la sinergia con la Fondazione – è il primo sbocco di un progetto di approdo, per l’Osteopatia, a una vera e propria “società scientifica”, obiettivo di lungo periodo ma non impossibile per le scuole riunite nell’AISO.
Il quadro è quello dello spazio che si apre, per gli osteopati, in un sistema della salute che mano a mano si ristruttura per riconoscere e accogliere la domanda di complessità – sull’approccio, la cura e gli strumenti– che viene dalle persone. “La salute è un insieme di molteplici fattori: sociali, relazionali, psichici, spirituali, emotivi e fisici; la salute è un equilibrio” per dirla con Siliquini. “Esiste la professione dell’osteopata ed esiste il profilo professionale, da qui bisogna andare avanti”, è l’invito della presidente della Fondazione “Promozione Salute e Prevenzione”.
Nella situazione corrente in cui appena il 4% del Fondo sanitario nazionale è destinato alla prevenzione, proprio questo sembra il settore da implementare. Andrea Bergna, responsabile ricerca dell’AISO, lo esprime chiaramente quando dice: “La relazione Osteopatia-prevenzione è quello che potrebbe rappresentare il futuro per la professione e, in tal senso, quello che è raccolto e racchiuso nel neo profilo professionale va a soddisfare questi aspetti”. E’ dunque l’identità professionale stessa a segnare la via “perché ci indica come dobbiamo fare la nostra proposta fondamentale e caratterizzante di presa in carico, vale a dire collocandola nello spazio della terapia manuale”.
Beatrice Lorenzin, ex ministro della Salute
Per gli osteopati è una sfida terapeutica che va di pari passo con quella istituzionale, quando si tratta di integrare appieno la loro disciplina nel sistema delle professioni sanitarie. Eppure, è un’esigenza non più rinviabile, stando alle parole e all’impegno dell’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin, iniziatrice – con la legge n.3 del 2018, che porta il suo nome – di un processo di riordino dedicato precisamente a quelle professionalità: “Quello che vediamo oggi è il frutto di un lavoro iniziato nel 2014 sulle professioni sanitarie”, con la costituzione della Fondazione “Promozione Salute e Prevenzione” a rappresentare “un ulteriore passaggio verso quell’obiettivo sempre più importante di radicamento dell’Osteopatia in Italia e la capacità di prendersi carico degli assistiti, ma anche qualificare la professione”.
Proprio il tema della qualità sarà un ulteriore valore guida per l’attività della Fondazione, nel cui consiglio d’amministrazione sono non a caso stati “inseriti due rappresentanti delle istituzioni, uno proveniente dal ministero dell’Università e della ricerca, l’altro dal ministero della Salute” spiega la presidente Siliquini. Il fine? Agevolare un processo di costruzione dei percorsi accademici in Osteopatia a venire, in modo che “garantiscano una buona qualità della formazione”, e per “assicurare forme di accreditamento degli osteopati che si sono formati precedentemente a quelli che saranno i corsi di laurea”; il tutto avendo in mente il beneficio apportato ai cittadini dalla possibilità di “avvalersi di professionisti che seguano standard di eccellenza”.
Se la garanzia della competenza è un requisito irrinunciabile, altrettanto irrinunciabile è che essa sia trasmessa attraverso una formazione all’altezza del compito. L’AISO ha finora rappresentato quei soggetti che, nel corso degli anni, hanno consentito la continuità e la completezza dell’insegnamento osteopatico, e che oggi sono perciò il principale interlocutore delle istituzioni nella ricerca di una definizione di percorsi universitari che non disperdano il patrimonio accumulato. A confermarlo è Alessandro Beux, ex presidente dell’Ordine delle professioni sanitarie, quando dice: “Ritengo che si possa costituire una sana collaborazione tra gli atenei e quanto di meglio c’è nella formazione – fino ad oggi privata –, affinché ai primi possa essere garantito tutto ciò che serve in termini di competenza. Penso al corpo docente ma penso anche alle sedi e alle strumentazioni che sono necessarie per formare una professione come l’osteopata. Qualsiasi ragionamento che non sia viziato da concetti, pregiudizi o esigenze di carattere corporativo non può che guardare a questa soluzione”. Beux cita in proposito il caso delle altre professioni sanitarie al momento dell’istituzione dei corsi di laurea triennale. “Non avendo una storia in formazione di osteopati – avvisa –, l’università italiana dovrà, inevitabilmente, almeno all’inizio, per riempire i suoi corsi di laurea, guardare a ciò che sta fuori dagli atenei; e questa non è una cosa che ci deve spaventare perché per tutte le professioni sanitarie, quelle di laurea triennale, è stato così una ventina d’anni fa. E cosa hanno fatto? Hanno guardato a ciò che c’era prima, a ciò che di meglio c’era prima. C’era la formazione regionale con tutti i suoi elementi caratterizzanti in termini di sedi, di strumentazione e di personale, che stava e sta all’interno del sistema sanitario”. Dunque, un modello di riferimento per gli osteopati esiste già, bisognerà “perciò raccogliere le idee e capire come si può fare. Solo che si dovrà guardare a contesti differenti, perché la formazione in Osteopatia, nel nostro paese, è avvenuta solo attraverso il settore privato”.
Gina Barlafante e Marco Sbarbaro, presidente e responsabile politico di AISO
Le scuole sono, insomma, il crocevia di un passaggio epocale com’è quello rappresentato dal riconoscimento della professione sanitaria osteopatica e, grazie ad AISO e a nuovi attori come la Fondazione “Promozione Salute e Prevenzione”, sono ormai il fulcro di una rete che fino a pochi anni fa non esisteva. E’ una condizione da cui trarre forza e sicurezza professionale, conclude Marco Sbarbaro, responsabile politico dell’AISO: “Non siamo più dei singoli professionisti, siamo un sistema. Lo sapevamo già, però mancava l’ufficializzazione, mancava la capacità di dimostrarlo. Oggi è bello dire ai giovani che, per quanto ci riguarda, stiamo costruendo un contesto in cui piano piano traghetteremo le nuove generazioni. Chi è in corso, chi ha finito da poco, chi sta studiando, chi sta decidendo in questi giorni di iscriversi deve avere la solida consapevolezza di entrare in un sistema che non lo lascerà da solo; un sistema forte perché istituzionalmente forte”.